Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
XXIV.
Un amore così romanzesco dovea sedurre la immaginazione del giovane fantastico. Le sue passioni eterne erano state così passeggiere, le sue impressioni così vivaci e mutabili, che allorquando avea sentito il bisogno di essere fiducioso nel sentimento che riempiva tutto il suo essere, era divenuto inquieto. L’amore di quella altera fanciulla che gli sacrificava le più legittime esigenze, il suo avvenire, e il rivale più formidabile, lusingava ad un tempo la sua vanità e il suo cuore, e insieme il sofisma. Ei vi si abbandonò con ebbrezza, senza esaminare dove potesse condurlo, senza discutere se fosse possibile così come mostravasi.
I due giovani si vedevano spesso; ora regolarmente, ed ora a caso — è vero che aiutavano parecchio il caso. — Il cavallo di Alberto non sapeva passeggiare che fuori di Porta Romana e la signorina Velleda faceva quello