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Alberto si aspettava la sorpresa, l’indignazione, la collera, e rimase sbalordito da quella risposta. Più pallido di lei, e colla voce tremante, le disse:
— Come dovete odiarmi!
Ella, senza levare gli occhi, lasciò cadere mollemente la sua mano in quella di lui.
— Ascoltatemi, Velleda! esclamò Alberto con accento febbrile. Vi amo in modo che non saprei dire. Nella mia testa c’è qualcosa di guasto, e il dubbio mi rode come un verme velenoso. Ho bisogno di esser convinto che mi amiate per me, senza secondi fini, e che mi sacrifichiate tutto... tutto! intendete?... Perdonatemi! Allorchè questo dubbio fatale è entrato in me.... o ci è stato messo con una parola.... avrei voluto fuggirvi.... e non ho potuto. Voi sola potete darmene il coraggio disperato. Cosa volete che faccia?
— Noi non potremmo amarci altrimenti! rispose Velleda dopo aver riflettuto un istante. Meglio così! Adesso anch’io posso dirvi che vi amo!