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salendo le scale con passo franco e leggiero, senza dire una parola, rialzando un po’ i lembi del vestito sulla sottana ricamata. Quando furono arrivati al terz’ordine e nell’angolo più oscuro del corridoio, si fermò all’improvviso, gli prese le mani, lo guardò in faccia e gli disse:
— Traditore!
— Mi conosci? esclamò Alberti attonito.
— Ti rammenti di Belmonte?
Ei le afferrò le mani, ricercandola dappertutto collo sguardo.
— Chi sei? Dimmi chi sei!
— Son tua cugina Adele!
Al primo istante Alberto impallidì, l’attirò vivamente verso la parte più illuminata del corridoio; poi sorrise stentatamente, e mormorò;
— Non è vero.
Anche la donna mascherata sorrise.
— Per chi mi hai tradita?
— Dimmi chi sei? ripetè Alberti cercando di leggere in quello sguardo che luccicava nell’ombra.
— È inutile che te lo dica, giacchè non mi conosci e non mi conoscerai giammai.
— Giammai?
— Giammai!
Alberto la fissava ansiosamente, non osando pronunziare un nome che gli veniva alle labbra con certi imdeti, direi, vertiginosi.
— Che vita fai? esclamò alfine colei con bizzarra in-