dalla piccionaia. – Tutti, tutti. – Fin l’impresario che si mostrava amabile – fino il telegramma che andava a cercarla in capo al mondo – fino il cronista di provincia che assediava il portiere del suo albergo – dovunque, in ogni piazza, fin nelle stagioni di riposo, ai bagni, ai quattro punti cardinali, sempre, lo stesso culto l’era stato tributato in tutte le lingue, lo stesso sentimento essa aveva letto in viso ad ammiratori di tutte le razze, il sentimento che le indicava il valore della sua persona e ispiravale l’amore di tutto ciò che riferivasi a lei, il teatro, l’arte, Aida, Valentina, Margherita, tutte le creazioni che incarnavansi in lei. E sentiva a momenti in quel trionfo di sè, in quell’orgoglio sconfinato del suo io, una tenerezza, una gratitudine, una simpatia, un’indulgenza per tutti gli omaggi che erano venuti a lei, comunque fossero, da qualunque parte venissero, e che si personificavano in tanti ricordi, in tante date, dei momenti deliziosi, delle parole che le avevano fatto palpitare il cuore un momento, di qua e di là.... Chi poteva rammentarsi? Delle fisonomie e dei lembi di paesaggio le tornavano dinanzi agli occhi, di tanto in tanto: dei visi che dovevano turbarsi anch’essi, quando leggevano il suo nome nelle gazzette sparse ai quattro