stato e che erano venuti a deporsi ai suoi piedi, coll’adulazione ingenua e ardente del collegiale che aveva osato mandarle la sua dichiarazione d’amore per la posta, col francobollo da cinque centesimi: – “Stanotte vi ho sognata.... Mi pareva di essere sotto un bell’albero, in un ameno giardino.... e un usignuolo cantava colla vostra voce...„ – oppure colla lusinga che era nell’articolo del giornale e nei versi dedicati a lei: “Celeste scende degli umani al core....„ – “Per descrivere le impressioni veramente celestiali destate dal canto della grande artista signora Celeste....„ – Le parole e le frasi che l’avevano inneggiata in tanti modi si ripetevano in quel momento vagamente dentro di lei, quasi un’altra armonia interiore, tutte quante, le più insulse come le più artificiose; le facevano gonfiare il cuore egualmente del ricordo di tutti i suoi ammiratori – dall’adolescente imberbe che rizzavasi in piedi affascinato, dietro le spalle della mamma, nel palchetto di proscenio, al giornalista che smetteva il sorriso canzonatorio quando le parlava – al diplomatico che disertava il Circolo per lei, e le offriva le ultime fiamme avanzate dalle emozioni del giuoco e della gran vita – all’operaio che le gridava brutalmente il suo entusiasmo