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Paggio Fernando | 55 |
la sera, quando non avrai altro da fare... intanto vi affiaterete con Jolanda.
Jolanda appoggiò l’invito con un’altra occhiata, e Paggio Fernando balbettò:
– Sì!... certamente!... felicissimo!...
Stava poi per rompersi l’osso del collo quando imboccò la botola della scaletta. Fuori c’era un bel chiaro di luna, una striscia d’argento fredda e silenziosa che divideva la strada in due. Egli camminava in quella striscia d’argento, col piede leggiero, il cervello spumante, il virginia rivolto al cielo, il cuore che batteva a martello, e gli diceva: – È tua! è tua!
A casa trovò una lavata di capo per l’ora tarda, e andò a letto senza cena. Il povero giovane passò una notte deliziosa, cogli occhi sbarrati nel buio, a veder pettini di tartaruga e occhiate lucenti che illuminavano la camera. Appena uscito, il giorno dopo, provò subito una smania di correre dall’amico Renna.
– Una divinità, caro mio! Una cosa da ammattire!
Renna, ch’era indiscreto, volle sapere a che punto fossero le cose, e lo costrinse a inventare dei particolari.
– Benone! – conchiuse. – Sai però cosa ti dico?