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42 | Don Candeloro e C.i |
mitava ogni sorta di improperi contro di lei, pigliandosela anche con la suocera, la quale non sapeva tenere gli occhi aperti come faceva lui, protestando di non averci colpa; e don Candeloro metteva pace e tornava a ripetere che quella storia doveva avere un termine, e che li avrebbe menati per le orecchie dinanzi al sindaco tutti e due, e l’avrebbe fatta finita.
Disgraziatamente i tempi non dicevano. Le marionette facevano pochi affari, e la Violante protestava che se Martino non arrivava a metter su teatro da sè, sinchè doveva portar lei sola tutta la baracca sulle spalle, non voleva mettersi pure quell’altra catena al collo, e preferiva restar zitella come Sant’Orsola. Lei invece sapeva ingegnarsi col suo pubblico, di qua e di là, e per mezzo delle beneficiate e dei regali riusciva a porre da parte qualche soldo. Don Candeloro vedeva già il momento in cui gli avrebbero dato il calcio dell’asino, come aveva fatto lui con suo padre.
— Così paga il mondo! Non tutti hanno il cuore a un modo!