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40 | Don Candeloro e C.i |
— Madre natura m’ha fatto così, — ripeteva dal canto suo don Candeloro nel crocchio degli amici, che si rinnovano sempre in ogni paese e in ogni caffè nuovo, — il cuore largo come il mare e le braccia aperte....
Cogli anni era diventato filosofo. Aveva imparato a conoscere i capricci della sorte e l’ingratitudine degli uomini. Perciò pigliava il tempo come veniva, e gli amici dove li trovava. Si contentava di portare il corno di corallo fra i ciondoli dell’orologio, e un ferro di cavallo, del piede sinistro, inchiodato sulle assi della baracca.
Era andata su e giù quella baracca. Una volta, quando i figliuoli, fatti grandicelli, aiutavano anch’essi colle forze e nelle pantomime, le Marionette Parlanti contavano fra le prime di quante ne fossero in giro, e si stava bene. Poi i ragazzi erano sgattaiolati di qua e di là, in cerca di miglior fortuna o dietro la gonnella di qualche donnaccia dello stesso mestiere, e don Candeloro per aiutarsi era stato costretto a riprender Martino che aveva incontrato a Giarratana povero in canna, e ridotto a far qualsiasi cosa per il pane.
— Sono nato senza fiele in corpo, come i colombi, — disse allora don Candeloro. — Le anime grandi