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36 | Don Candeloro e C.i |
nitori di lei, che li facevano lavorare per nulla e si arricchivano a spese loro. — Infine, — conchiuse, — ho preso il mio. Tanto tempo che tuo padre non mi dava un baiocco.
Però la Violante non aveva appetito, sentendosi sullo stomaco la paura del babbo, e il peso di quell’azionaccia che Martino gli aveva fatto mettendo le mani nella cassetta. Lui invece era allegro come un fringuello; accarezzava la ragazza e faceva cantare i soldi in tasca; nelle strade maestre ci stava come a casa sua, e ad Augusta le fece far l’entrata in ferrovia come una principessa.
— Vedi! — le disse, pigliando i due biglietti di terza classe. — Vedi come tratto io!
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Da principio non andava male. Violante era un po’ goffa, un po’ pesante; ma allorchè girava in tondo su di un piede, o s’arrampicava sul dorso di Martino, scopriva tali attrattive che la gente correva in piazza a vedere, e metteva volentieri mano alla tasca. Martino chiudeva un occhio quando correvano anche dei pizzicotti, sottomano, mentre la ragazza