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18 | Don Candeloro e C.i |
narsi per raccattarla. Urli, fischi e mozziconi di sigari in faccia ai Reali. Un putiferio da prendere a schiaffi tutti quanti, o da passar loro la spada attraverso il corpo, se non fosse stata di latta, pensando a tanti denari spesi inutilmente.
Da per tutto, ove si ostinava a portare i Paladini di Francia “con personaggi veri„ trovava la stessa accoglienza: torsi di cavolo e bucce d’arance. Il pubblico andava in teatro apposta colle tasche piene di quella roba. Non li volevano più neanche “coi personaggi veri„ i Paladini! Volevano le scempiaggini di Pulcinella, e le canzonette grasse cantate dalle donne che alzavano la gamba.
— E tu fagliele vedere le gambe! — disse infine alla moglie don Candeloro infuriato. — Diamogli delle ghiande al porco!
Lui stesso, colle sue mani, dovette aiutare la Grazia ad accorciare la gonnella, litigando con lei che pretendeva di non esser nata per quel mestiere, e si vergognava all’udire i complimenti che il pubblico indirizzava ai suoi stinchi magri. — Per che cosa sei nata? per far la principessa? Il pane te lo mangi, però! — Lui invece era preso adesso dalla rabbia di mostrare ogni cosa, a quegli animali, la moglie,