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214 | Don Candeloro e C.i |
quel proposito, il giorno dopo, mentre stava affacciata a veder le maschere. Era vestito da pulcinella, per non farsi scorgere, ma essa lo riconobbe tosto, che il cuore non è fatto di sasso, e voleva chiudergli l’uscio sul naso.
— Ah, così mi ricevete? — diss’egli. — Questa mi toccava?
— Bene, parlate, — rispose lei.
— Non m’importa di vostro padre. Non ho paura di nessun altro. Voglio dirvi il fatto mio.
— Bene, dite, e finiamola subito.
Bruno s’era preparato il suo bel discorso, ma al vedersi trattare in quel modo non trovò più le parole, Bugiarda! Traditora! L’aveva venduto per 100 onze, come Gesù all’orto! E gli rideva sul muso anche! Allora, disperato, si strappò la maschera, e mostrò anche di frugarsi addosso per cercare il trincetto.
— Ah! Volete ammazzarvi un’altra volta? — rispose lei continuando a ridere.
In quel punto sopraggiunse Nino, colle mani in tasca, e quella sua andatura dinoccolata. Appena vide il Bruno, che lo seccava, infine, gli assestò una pedata sotto le reni, e questo fu il primo saluto.