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Gli innamorati 203

Fingeva di andare a vendere scarpe e stivali per le fiere, lì intorno, e poi, mentre mastro Nunzio dormiva tranquillo fra due guanciali, veniva di notte a stuzzicargli la figliuola.

— Maria santissima! Cosa mi fate fare! — piagnucolava Nunziata col grembiule agli occhi.

— Se mi vuoi bene, te lo dirò io.

Però la ragazza non voleva sentirla quella faccenda di spiccare il volo con lui, e dopo, quando il pasticcio era fatto, mastro Nunzio avrebbe dovuto adattarsi a mandarlo giù. Era una buona figliuola infine, dello stesso sangue dei Marzà, e stando dietro il banco aveva imparato cosa vuol dire negozio, e come vanno a finire certe cose. Ma soffia e soffia, Bruno, che non pensava ad altro, seppe scaldarle la testa, e farle perdere quel po’ di senno che le restava ancora. La finestra era bassa, e rizzandosi sulla punta dei piedi egli le arrivava al collo. Allora, per parlarsi all’orecchio, perchè non udisse mastro Nunzio che dormiva lì accanto, pigliavano fuoco tutt’e due, e la ragazza ci si squagliava come la neve. Lui le aveva mostrato anche un trincetto che portava addosso, e minacciava di fare una tragedia con quello. — M’ucciderò sotto i tuoi occhi! Verrà tutto il paese