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La vocazione di Suor Agnese 197

vento, meno di trenta centesimi al giorno, essa riusciva a mantenersi lei, la lavandaia, e la conversa di cui non poteva fare a meno pei suoi acciacchi. Risparmiava sulle due paia di scarpe e sulla tonaca nuova che le spettavano ogni anno. Vendeva le noci e le mandorle della tavola che non poteva rosicchiare. Di due ova ne mangiava una lei, e l’altro, metà per una fra la serva e la lavandaia. Aveva anche combinato che a tavola teneva un fornello allato al piatto, e la sua porzione di minestra tornava a farla bollire perchè crescesse e potesse bastare alle due donne che avevano sempre una fame da lupi. Essa campava d’aria, povera vecchia. Talchè a furia di privazioni tirava innanzi anche lei, e arrivava a cavare di quel poco anche il caffè e il biscotto pel confessore, ogni mattina.



Veramente avrebbe avuto anche lei l’ambizioncella di tenere il pastorale, almeno una volta in tanti anni. Ma alle cariche erano nominate sempre quelle monache che sapevano intrigare meglio, e trovavano appoggio nel parentado di fuori. Basta, taceva