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152 Don Candeloro e C.i

dessa montò su tutte le furie contro Bellonia, e le appioppò una bella penitenza, il giorno stesso, in pubblico refettorio:

— Donna Bellonia, mangerete coi gatti, per insegnarvi il precetto d’umiltà — sentenziò suor Maria Faustina colla voce nasale che metteva fuori nelle occasioni in cui le premeva far vedere da chi nasceva.

La ragazzaccia, come se non fosse stato fatto suo, se ne stava tranquillamente ginocchioni nel bel mezzo del refettorio, seduta sulle calcagna, colla disciplina al collo, e la corona di spine in capo, e per ingannar la noia contava quanti bocconi faceva intanto suor Agnese con mezzo uovo, e quante mosche mangiavano nello stesso piatto di suor Candida. Poscia cavò fuori di tasca pian piano l’agoraio, e si divertì a far passare gli aghi da un bocciuolo all’altro. Tutt’a un tratto, mentre suor Speranza dal pulpito faceva la lettura, e le altre religiose stavano zitte e intente col naso sul piatto, si udì la figliuola di Pecu-Pecu, da vera figlia di tavernaio che era, a sbadigliare in musica.

La superiora picchiò severamente sul bicchiere col coltello, e si fece silenzio.

— Donna Bellonia! precetto d’obbedienza, farete