Pagina:Verga - Don Candeloro e C., 1894.djvu/155


L’opera del Divino Amore 147

Giovan Crisostomo, col miele alle labbra. I peccati sembravano dolci a confidarli nel suo orecchio. E la bella maniera che aveva di consolare! — Sorella mia, la carne è fragile. — Siamo tutti indegni peccatori. — Buttatevi nelle braccia del Divino Amore. - Allorchè vi sussurrava all’orecchio certe parole, con la sua voce insinuante, con le pupille color d’oro che vi frugavano addosso attraverso la grata, sembrava che vi s’insinuasse nella coscienza, quasi l’accarezzasse, talchè quando levava per assolvervi quella bella mano fine e bianca, vi veniva voglia di baciarla.

Qualche disordine s’era notato sin da principio. C’erano state delle mormorazioni a causa di suor Gabriella la quale accaparravasi padre Amore tutte le mattine, e lo sequestrava al confessionale per delle ore, quasi ella avesse il jus pascendi perchè discendeva dal Re Martino. Altre si sentivano umiliate dai canestri di roba che suor Maria Concetta mandava in regalo a padre Cicero: paste, conserve, sacchi interi di zucchero e caffè; alla sua grata, nel parlatorio, dopo la messa di padre Cicero, sembrava che vi fosse il trattamento di qualche monacazione. Voleva dire che chi non poteva spendere, come suor