Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
144 | Don Candeloro e C.i |
via di corsa. Pecu-Pecu, poveretto, ogni volta correva a cercare la sua figliuola di qua e di là, fra gli altri monelli, nei trivii, fuor del paese, dietro le siepi di fichi d’India pure, e la riconduceva per un orecchio al convento, supplicando la madre badessa di perdonarle e ripigliarsela per amor di Dio. Alla ragazzetta che si ribellava poi, e strillava rivoltolandosi in giro per terra, strappandosi vesti e capelli, e non voleva starci, carcerata in convento, Pecu-Pecu tornava a dire:
— Bellonia, abbi pazienza!... Per amor del tuo papà!... Dammi questa consolazione al papà!
Bellonia non voleva dargliela. Vedendo che non poteva escirne, di gabbia, o dopo tornava a cascarci per sempre, cercò il modo e la maniera di farsene cacciar via dalle monache stesse. Attaccò lite con questa e con quella, mise zizzanie, inventò pettegolezzi, fece altre mille diavolerie, e non giovava niente. Pecu-Pecu accorreva, pregava, supplicava, faceva intendere questo e quell’altro, si giovava della protezione di don Gregorio Mongiferro e degli altri pezzi grossi, ch’eran tutti suoi debitori, mandava regali al convento, e Bellonia vi restava sempre. Tanto, suo padre si era incaponito di lasciarvela a imparare l’educazione, sino a che la maritava.