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142 | Don Candeloro e C.i |
l’opera del demonio e mettono la discordia dove non regna il timor di Dio e il precetto d’obbedienza. Già si sa che tutte le dita della mano non sono eguali tra di loro, e che anche nel Testamento Antico c’erano i Patriarchi e le Potestà. A Santa Maria degli Angeli l’abbadessa e la celleraria erano sempre state una Flavitto o una Mongiferro: dunque vuol dire che così doveva essere, e a nessuna veniva in mente di lagnarsene. Se nascevano delle questioni alle volte — Dio buono, siamo nel mondo, e ne nascono da per tutto — suor Faustina colle belle maniere, e don Gregorio suo fratello coi sorbetti e i trattamenti che mandava per tutte quante le religiose, nelle feste solenni, mantenevano nel convento il buon ordine e il principio d’autorità.
Ma un bel giorno questa bella pace degli angeli se ne andò in fumo. Bastò un’inezia e ne nacque un diavolìo.
Padre Cicero e padre Amore, liguorini e cime d’uomini, vennero in paese pel quaresimale e fondarono l’Opera del Divino Amore, con sermoni appropriati e sottoscrizioni pubbliche fra i fedeli. Se ne parlava da per tutto. Le buone suore avrebbero voluto vedere anch’esse di che si trattava. Però il