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136 Don Candeloro e C.i

campagnoli! — Noialtri non c’entriamo colla guerra. — A chi dite! Come parlare al muro. E a capire ciò che dicevano loro, peggio, con quel linguaggio di bestie che hanno. Andare a far sentir ragione alle bestie! La Proscimo che ci s’era provata con uno che le sembrava più faccia da cristiano, un ragazzo addirittura, biondo come l’oro, fine e bianco di pelle che sembrava una donna, cercava di addomesticarlo narrandogli guai e miserie — Sono una povera vedova — con due orfani sulle spalle! — Ci avrete la mamma anche vossignoria, laggiù al vostro paese!... — Sissignora che quello invece le adocchia la figliuola, e tirava a farsi intendere colle mani, giacchè colla lingua non si capivano nè lei, nè lui. L’uno peggio dell’altro, in una parola. Gente venuta da casa del diavolo ad ammazzare e farsi ammazzare per un tozzo di pane. Dopo che ebbero bevuta l’acqua, vollero bere il vino, e dopo vollero il pane, e dopo volevano anche la ragazza. Ah, le donne, poi! Qui non si usa! Pazienza la roba, e tutto il resto. Ma anche le donne adesso? proprio sotto il mostaccio? Allora era meglio pigliare lo schioppo anche noi, e come finiva, finiva. Vero ch’erano in tanti, e facevano tonnina nel villaggio intero! La Nunzia, però — una ragazza