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Don Candeloro e C.i 5




Con queste doti innamorò la figliuola di un oste che teneva bottega lì accanto. La ragazza era bruttina, ma aveva una bella voce, e doveva avere anche un bel gruzzolo. — La voce è tutto! — le diceva don Candeloro sgranandole gli occhi addosso, e accarezzandosi il pizzo. — Grazia! Che bel nome avete pure! — Andava spesso a far colazione all’osteria per amore della Grazia, e le confidò che pensava d’accasarsi, dacchè aveva voltato le spalle alla vecchia baracca del padre, e messo su di nuovo teatro che rubava gli avventori al San Carlino, e al Teatro di Marionette. Si mangiavano fra di loro come lupi, padre e figlio, e i suoi colleghi erano giunti ad ordirgli la cabala, e fargli fischiare la Storia di Buovo d’Antona. — Spenderò i tesori di Creso! — aveva fatto voto quel dì don Candeloro battendo il pugno sulla tavola. — Ma non son chi sono se non li riduco a chiuder bottega tutti quanti!

Lui con dei contanti avrebbe fatto cose da sbalordire. Insino il balletto e la pantomima avrebbe portato sul suo teatro; tutto colle marionette. — Ci aveva