Pagina:Verga - Don Candeloro e C., 1894.djvu/122

114 Don Candeloro e C.i

sto e quell’altro, che il convento è come un piccolo mondo, e le nimicizie covano anche fra i servi di Dio. Quando s’accapigliavano fra di loro, e volavano le scodelle, lui orbo e sordo. A tempo e luogo poi lisciare i pezzi grossi pel verso del pelo, e pigliare ciascuno pel vizio suo, fra Serafino col tabacco buono di Licodia, fra Mansueto chiudendo un occhio in portineria, il Padre Lettore a colpi d’incensiere. — Ah, che grazia v’ha fatto il Signore! Quante cose sapete, vossignoria! — Figliuol mio, ho sudato sangue. Vedi, ho tutti i peli bianchi. Che mi giova? Padre Lettore, e nulla più.

— Birbonate! La solita storia che chi più merita meno ha... M’intendo io, se fossi padre da messa e avessi voce in capitolo, quando fanno il guardiano!...

Il guaio era che per entrare in noviziato ed arrivare padre da messa ci voleva un po’ di latino, e 20 onze di patrimonio. Quanto al latino, pazienza, Vito Scardo, picchia e ripicchia, sudando sui libracci come Gesù all’orto, tendendo l’orecchio a questo e a quello, pigliandosi la testa a due mani — testa fine di villano che quel che voleva voleva — coll’aiuto di Dio e del Padre Lettore riescì a farvi entrare quel che ci voleva. Ma trovare le 20 onze del