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4 | Don Candeloro e C.i |
tini, nelle scene culminanti, si scaldava così, che dopo rimaneva sfinito, asciugandosi il viso, nel raccogliere i mirallegro dei suoi ammiratori sfegatati, come un attore naturale.
Di ammiratori ne aveva da per tutto, alla Marina, alla Pescheria, certuni che si toglievano il pan di bocca per andare a sentire da lui la Storia di Rinaldo o Il Guerin Meschino, e se l’additavano poi, incontrandolo per la strada, colla canna d’India sull’omero e la sua bella andatura maestosa, che sembrava Orlando addirittura. Era un gran regalo quando egli rispondeva al saluto toccando con due dita la tesa del cappello. Se nasceva una lite in teatro, e venivano fuori i coltelli, bastava che don Candeloro si mostrasse fra le quinte, e dicesse: — Ehi ragazzi!... — con quella bella voce grassa.
Giacchè s’era fatta anche la voce, come il gesto e la parlata, sul fare dei suoi “personaggi„ e pareva di sentire un Reale di Francia anche se chiamava il lustrastivali dal terrazzino.