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110 | Don Candeloro e C.i |
sua moglie covando le spighe magre cogli occhi arsi e il lattante al petto — lo stesso marmocchio che si disperava e non trovava nulla da poppare — una desolazione insomma da per tutto, per la campagna brulla, senza una canzone o un suono di tamburello, quando si vide arrivare fra Angelico, quello della cerca, fresco come una rosa, trottando allegramente sulla bella mula baia dei cappuccini. — Sia lodato San Francesco! — E lodato sia, fra Angelico! — disse compare Nasca fuori della grazia di Dio stavolta. — Che a voi altri, benedica, il pane e il companatico non ve lo fa mancare San Francesco!... Sangue di!... Corpo di!... — Le bestemmie della malannata, in una parola. Ma fra Angelico se ne rideva. — O dunque chi prega Domeneddio per la pioggia e pel bel tempo, gnor asino?
Un pezzo di tonaca sulle spalle, una presa di tabacco qua e là, il buon viso e la buona parola, e fra Angelico raccoglieva grano, olio, mosto, senza bisogno di mietere nè di vendemmiare, e senza pensare ai guai e a malannate, chè al convento, grazie a Dio, il caldaione era sempre pieno, e i monaci non avevano altro da fare che ringraziare la Provvidenza e correre lesti al refettorio quando suonava