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st’altro. Già l’avevano tutti quanti a morte coll’Impresa che lasciava disponibili i migliori soggetti. Poi, dopo che l’amorosa coppia si fu congedata, fra grandi inchini e scappellate — Bibì stavolta volle accompagnare la sua signora per sentir bene come era andata a finire, un po’ inquieto e nervoso in fondo, ma disinvolto, giocherellando colla mazzettina, lei tutta arzilla e saltellante, col sorriso di cinabro e le rose sulle guance (quantunque si sentisse soffocare nella giacchetta attillata) per non dar gusto ai colleghi, Scamboletti, il celebre buffo, ch’era anche il burlone della compagnia, mandò loro dietro questo saluto:

— Lei sì che n’ha della grazia di Dio!... Una balena! — Anzi citò un’altra bestia. — Senza invidia però, Bibì!



Senza invidia, a lui, Bibì, ch’era un pascià a tre code, e di donne ne aveva sino ai capelli, damone e titolate?... Basta, era un gentiluomo! E sapeva anche quello che andava reso alla sua signora. Ma in quanto all’arte però non era partigiano, e ammirava ugualmente tutti i generi. Leda era del genere clas-