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mento sulla mano. — Egli col gomito appoggiato allo stipite, e il capo sulla mano anche lui, turbati, cercando le parole. Fuori ogni cosa splendeva e rideva, nelle ali delle allodole, nel cielo azzurro, di là del muro merlato, di là delle colline brulle, lontano, lontano.
— Non farebbe altro che cantare, Nardone. Ha il cuore contento, lui!
— E tu, no?
— Anch’io?... Tanto!... Alle volte sì e alle volte no.... Non mi sembra neanche vero, alle volte! Sorte infame, che ci abbiano ad essere ricchi e poveri a questo mondo!...
S’interruppe, facendole segno che veniva donna Nina dall’altra stanza. Poi seguitò a voce più alta, cambiando tono, quasi continuasse un discorso incominciato:
— Sicuro, c’è un gran malumore