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Oltra queste persone, della casa v e don Antonio de’ Me- dici, il qual è stato reputato figliuolo del granduca Francesco e della granduchessa Capella, nato avanti il matrimonio; ma dopo la morte loro parve che si dubitasse se fusse veramente loro figliuolo. Sopra di che si fece inquisizione, e finalmente i! granduca presente publicò un decreto in forma ampia, che mi fu mostrato e Ietto, nel quale si vede come quei beni, che gli aveva acquistato suo padre, gli vengono conceduti dal gran- duca Ferdinando, non come per testamento o per ereditá con- seguiti, ma come per benignitá di questo principe donati. E però in quel privilegio sono da notare due cose. L’una è che don Antonio non viene nominato «figliuolo del granduca Fran- cesco», ma chiamato ben, con titolo d’«illustrissimo», semplice- mente << della casa de’ Medici». L’altra è che si lice in quella scrittura che quelli beni gli sono donati con facoltá di poterlo privare d’essi secondo l’arbitrio del granduca e senza il con- senso del medesimo don Antonio; in modo che bisognerá che viva con molto rispetto e dentro qualunque piú stretto termine d’obbedienza verso Sua Altezza. Di questi suoi beni, parte sono nel reame di Napoli, come il marchesato di Capistrano, che rende 5000 scudi, e censi fin alla somma in tutto di 20.000 scudi all’anno. Ha in Toscana i beni del Ridolfi, che fu proscritto per esser stato un dei con- giurati, ed altri beni, che possono ascendere sin ad altri 20.000 scudi d’entrata. Ha in Fiorenza il palazzo chiamato il Casino, guernito di nobilissimi fornimenti, con una guardarobba molto ricca. Ha fuori di Fiorenza il palazzo di Pratolino, notabile per la fabbrica, famoso per gli artifici e per la copia delle acque. È questo giovinetto d’etá di dodici anni, di statura piccolo, di color livido, d’aspetto malinconico e di sguardo oscuro. Parla poco, e pare che sia per riuscire di molto giudizio, ma non di molto discorso. Vi è il signor don Virginio Orsino, che fu figliuolo del si- gnor Paolo Giordano, nato di donna Isabella, sorella del gran- duca. Questo mi venne ad incontrare fuori della cittá, mandato da Sua Altezza; m’accompagnò, quando andai all’udienza e