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solamente dalli commissari sopra esse deputati, li quali sono gentiluomini fiorentini, che delle cose militari non hanno espe- rienza, adesso vuol comandare che siano rivedute dal capitano generale della fanteria, il quale per avanti non se n’ingeriva né le conosceva. Indrizza li suoi pensieri e le sue azioni a constituirsi in re- putazione appresso tutti li principi, e massime gli oltramontani, e però procura di star unito con li potentati d’Italia, sapendo questo esser ottimo mezzo per conseguire il suo intento; e per questa causa dovrá esser sempre amico della quiete ed amatore della pace, tenendo lontane quanto piú potrá tutte le cose che possono perturbarla. [Ha ampliato e magnificato la corte molto piú di quello che era, ed ha introdotto questi nuovi gradi; mastro di campagna, che è il signor Ferrante de’ Rossi, il quale ha carico di giu- dicare e provvedere che i luoghi proibiti per le cacce non siano violati; maggiordomo, che è il signor Orazio Rucellai, mentre prima si governava la famiglia per un mastro di casa; e ca- vallerizzo maggiore, che è il signor Gioan Vincenzo Vitelli mar- chese di Cetona. Va provvedendo la corte di uomini che siano nobili e diano splendore. Ha dodici gentiluomini a 1000 scudi l’anno per ca- dauno, venti lance sozzate a diciotto scudi al mese per una, venti altri gentiluomini con stipendi diversi da diciotto fin qua- ranta scudi al mese, cinquanta scudieri a 200 scudi l’anno, quaranta staffieri a scudi quattro al mese, cinquanta paggi, e altre sorte di persone secondo la qualitá dei servizi. Mangia sempre ritirato, né ammette alcuno alla sua tavola, né che sia presente al suo mangiare, all’infuori di monsignor Del Monte, che è partecipe di tutti i suoi piú secreti pensieri, e il quale, non si discostando mai dalla persona del principe, anco a tavola gli fa compagnia. Quanto però è servito pom- posamente e con grandezza, altrettanto la sua tavola è parca e il suo mangiare sobrio; lo che fa non per risparmio, essendo nello spesare forestieri magnifico e in tutte le azioni magna- nimo, ma per non aver occasione di disordinare ed offendere