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In Fiorenza si concessero privilegi ed abilitá nell’arti, s’im- prestarono alle medesime danari; le quali, formando il corpo della cittá e crescendo in maggior industria ed in maggior lavoro nelle loro opere, hanno aumentato la sua grandezza, dove essendo stabilita la residenza del principe con la sua corte, a quella, come a capo, diversa sorte di persone viene a confluire continuamente. Pisa, che parea piú derelitta che alcun’altra, aveva bisogno anco di piú potente rimedio per ristorarla. Però si constitui in essa la sedia della religione dei cavalieri di Santo Stefano, i quali rendono in qualche parte non solo piú populata, ma anco piú sicura quella cittá. Il principe non poteva per l’ordinario dimorarvi, per non abbandonar Fiorenza; ma alle volte una buona parte dell’anno usava di fermarvisi con tutta la corte. Per invitar forestieri vi si ha instituito l’universitá dello studio con molti dottori leggenti. Per tirarvi marinari vi si ha fondato il luogo deputato alle cose navali, all’armata ed a tutto l’eser- cizio marittimo. Per allettare ogni sorte di persone a concor- rere, cosi nel paese di Pisa, come in quello di Siena, furono promessi terreni ed altri commodi, e furono anche distribuiti a quei che vennero ad abitarvi; furono mandati uomini espressi in diverse piarti ad eccitar le persone che lasciassero i luoghi nativi e si trasferissero in quel paese; e, arrivati che vi erano, se gli davano danari e commoditá, come era stato loro promesso. Per questi allettamenti molli greci, essendo atti ed inclinati al- l’esercizio marittimo, si sono trasferiti in Pisa, molti bresciani, veronesi e mantovani si ridussero nelle maremme di Siena. Di tutto quello Stato si cavano l’entrate e le ricchezze pu- bliche, che sono proprie del principe, le quali dal granduca Cosmo con grande industria sono state ordinate, dal granduca Francesco con grandissima cura custodite, e dal granduca pre- sente piare che con prudenza debbano essere somministrate. La rendita, che ogni anno cava Sua Altezza, può essere la summa d’un milione e 100.000 scudi; danaro che si estrae da dazi, da gabelle, da porte, da sali, da macine, da pascoli, da boschi, da molini, da pieschiere, da beni inculti bonificati,