Pagina:Venezia – Relazioni degli ambasciatori veneti al Senato, Vol. III, Parte II, 1916 – BEIC 1906568.djvu/231

facessemo per esser sta’ advisati che li cesarei de Milano erano ussiti e volevano passar Po per cottiungersi cum li lanzchinèch sono sul Piacen- tino, cum fama de voler proceder a’ danni delle cosse del summo ponte- fice e de quella republica; e ancor che li lanzchinèch predicti abino da poi passata la Trebia e quelli de Milano non abino passato Po e che ne sii eliam voce che voglino venir a’ danni nostri, nientedemeno, per de- monstrar in ogni evento il propensissimo animo nostro de coadiuvar cum propri effecti le cosse di Sua Santitá e di quella excelsa republica, non meno che se fusseno proprie del Stato nostro, cussi ricercati dal reve- rendo legato ponteficio, qui per nome del magnifico Guizardini, abiamo de novo ordinato che lo illustrissimo signor capitaneo nostro mandi de lá da Po prò nunc fanti 5000 e 500 cavalli lezieri de li nostri per coniun- gersi cum le gente pontificie e francese, e la persona sua cum lo resto de 10 exercito se spengi verso Po, ove intendemo giá esser iuticto, getando sopra quello uno ponte e gubernandosi si come li parerá expediente per 11 beneficio de le cosse pontificie e di quella excelsa republica. Per il che subiungerai a Sue Segnorie che, cognoscendo quelle per la prudenzia sua noi non mancar prò viribus alli favori de la sanctissima liga, e il re cristianissimo far lo istesso, essendo eliam de brevi per mandar bon e gagliardo subsidio si de gente come de danari in Italia come li deve esser noto, demonstrando Sua cristianissima Maestá uno incredibil desi- derio e ardentissima voluntá de perdurar ne la impresa fino al votivo exito, voglino però Sue Segnorie non mancar a se stesse, prestando quelli opportuni adiuti e consegli al summo pontefice che maggior potrano, dandoli animo e vigor ad sostenirse, non lassando che la se precipiti ne le mano de li cesarei, comuni inimici, qual effecto, se succedesse (che Dio non lo vogli), senza dubio portaria seco manifesta mina non solutn de Sua Santitá, ma de quella excelsa republica e de tutta Italia; e però cum tanto maior studio e prompteza de animo Sue Segnorie deno perseverar ne l’instituto suo proposito de volerse magnanimamente conservar e defender da ogni impeto e conato ostile, quanto che manifestamente se vede le force e conati cesarei esser cascati molto de reputazione e ogni zorno andarsi minuendo per la dififidenzia che tra loro è e per il mancamento che hanno del danaro cum poca speranza e modo de averne in fulurum , avendo giá consuni|)to e corroso quel poco che poteano ad compimento extorquer del Stato de Milano, cum tanti incendi, violenzie, sacrilegi, rapine e depredazione de quella infelice citá e miseri populi, che invero, ad pensarle, cadauno deve aborire non che commemorarle; da le qual miserie se pò però trazer questo fructo che, per quelle, cadauno prudente se pò far cauto e ben occulato ad guardar in cui se debbe fidar e da chi se abbi ad schivar. Nel qual proposito te dilaterai cum quella però dextra e conveniente forma de parole che ti parerá, subiungendoli de che sorte sono non solimi li tractamenti de li soldati, come te predicemo, ma eliam le promesse de li agenti cesarei, essendosi di quelle avuti si expressi Relazioni degli ambasciatori veneti al Senato - 11 i a . *5