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dovendosi maritare e avendosi pensiero sopra principi grandi (per il che s’intese con discontento il matrimonio seguito tra il principe di Savoia e la figliuola maggiore, avendo giá stabilito il matrimonio della minore nel principe d’ Urbino), convenirá darseli dote maggiore assai che di 200.000 scudi per una, la- sciatile dal padre. Le quali tutte cose saranno grande impedi- mento al poter metter da parte grossa somma di denaro: tanto piú quanto sono le principesse in etá che presto si converrá principiare a spendere. Essendo che Leonora, eh’è la prima, è in etá di 18 anni, essendo nata nell’anno 1591, un anno dopo il presente granduca; la seconda, eli’è Canarina, in etá di 16 anni; e Maddalena, eli’è la terza, d’anni 9; non parlando io dell’u’tima, di giá promessa al principe d’Urbino, che non ha piú di 5 anni: in modo che, essendo le tre prime una sotto l’altra, non cosi tosto sará esborsato il denaro per la dote di una, che si doverá pensare a quella dell’altra e dell’altra ancora. Non volendo lasciar d’aggiongere che sono queste principesse di bell’aspetto, di bello spirito e di degnissime condizioni e qualitá. Del li tre principi fratelli era designato, al tempo che viveva il padre, che don Francesco, che c primo doppo il granduca, andasse alla corte di Francia; don Carlo attendesse alle cose di Roma e fosse cardinale, e perciò anco li donò in vita una villa e gli assegnò anco altre grosse rendite per potersi mantener con grandezza in Roma; e don Lorenzo, eh’è l’ultimo, andasse alla corte di Spagna. Ma, essendo mancato il granduca, loro padre, in etá piú fresca di quello che si credeva e prima che si fosse eseguito alcuno di quei pensieri, ed essendo don Fran- cesco di poco minor etá del primo fratello, Cosmo, al presente granduca, poiché non vi sono piú clic tre anni di differenza, si è risoluto per buoni rispetti mutar pensiero e provveder prima a questo, eh’e veramente principe di grandi maniere, di bel- l’animo e molto spiritoso e promette gran riuscita, facendo che questo attendi alla corte di Roma e sia cardinale, per tenerlo trattenuto con piú sodisfazione di lui e con piú quiete d’animo dell’Altezza Sua medesima. Ma, come don Carlo conviene perciò