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io dissimulano, ed il granduca s’intartiene privatamente con alcuni principali cittadini, e particolarmente colli Spinola. Con li lucchesi, suoi vicini, tratta amorevolmente. È vero che, nelli dispareri che furono tra Modena e loro, li diede qualche poco di disgusto per l’aiuto che somministrò al duca di Modena, suo congionto; ma nel resto vicina seco quieta- mente, né dá loro occasione di ricorso a’ spagnoli, che pur troppo sono intenti di non perder l’occasione. Con tutti gli altri prencipi d’Italia vive in amorevole corri- spondenza; e giá si disegna di maritar a suo tempo una delle prencipesse minori nel prencipe d’Urbino; e, se si potrá con- chiuder il matrimonio della maggiore in Savoia, sará il sigillo della felicitá del signor granduca presente, levandosi, di tal motlo, tutte le differenze, che sono state per il passato fra l’una e l’altra di queste case. De’ turchi non dirò d’avantaggio di quello c’ ho detto, poiché professa Sua Altezza inimicizia piena con loro, e si gloria da loro esser tenuto per tale. Verso Vostra Serenitá mostra egli di tener filial affezione ed osservanza. Mi disse con gran affetto ed efficacia, chiamando in testimonio molti illustrissimi ambasciatori e li ressidenti Ot- tobuono, Vico e Marchesini, consapevoli del suo animo, che la conservazione della republica le è tanto cara quanto la sua propria, poiché dal mantenimento de l’una dipende anco l’altra. Che lui ha fatto sempre il debito suo per il bene e commodo e servizio della Serenitá Vostra, e non sará mai dissimile da se stesso Ch’egli è libero e sincero, e che sa che questa sua natura non piace a tutti, ma ch’egli non può cambiar stile. Che lui è prencipe italiano e buon italiano, e fará sempre offici degni di lui Ed espresse queste parole con gran efficacia ed in modo tale, che ben si comprendeva che le rincrescesse qualche concetto, che possa essere, e qui ed altrove, che lui sia d’in- clinazione spagnola e nelle occasioni passate non abbia sodis- fatto alla Serenitá Vostra. Sua Altezza, parlando del re presente d’Inghilterra, è solito dire che quel re nelle sue azioni dá indizio di aver alcuna volta