Pagina:Venezia – Relazioni degli ambasciatori veneti al Senato, Vol. III, Parte II, 1916 – BEIC 1906568.djvu/149

ottenuto bellissime grazie e particolarmante 20.000 scudi d’en- trata de’ beni di Chiesa in iuspatronato. Che Lerma s’iniartiene col papa, per far il fatto suo col re, al quale dice di volersi retirar in vita solitaria per darli martello ed ottener tutto ciò che pretende; che all’incontro il papa vive unito con Lerma, perché non spera da altra parte che da quella. Che francesi danno denari, ma spagnoli comende e Stali; e che per questo non si può far fondamento sopra il papa in occasione de’ tra- vagli in Italia, e si deve dubitare e stimare le forze di Spagna. Col re d’Inghilterra passa qualche disgusto per causa delle prese seguite li mesi passati, per le quali Vostra Serenitá co- mise giá al secretano Lio di far certa attestazione a richiesta dell’ambasciatore inglese qui ressidente. Sua Altezza vuol star bene con tutti, ed ha espedito quell’uomo con un donativo di 6 over 8000 scudi, che si stima esser circumcirca l’importanza di ciò che si pretendeva; e dice di averlo fatto tanto piú vo- lentieri, quanto che alcuni inglesi cattolici, che si trattengono in Fiorenza per imparar la lingua, l’hanno richiesta di liberarsi presto da quella gente, avendo fatto lare quell’istesso ufficio il pontefice da monsignor nunzio. Ma, o sia causa o pretesto, la veritá è che gli ha dato sodislazionc e non vói fastidi né travagli. Con li prencipi di Germania se la passa amorevolmente ed alcuna volta li presenta d’alcune gentilezze. Con svizzeri tiene confederazione antica sino al tempo di Leon decimo, con obligo ili non servir contro alcuno di casa Medici che avesse Stati, la qual confederazione è confermata col Stato di Milano; e per questo contribuisce ogni anno certa poca somma di denaro, che non ho potuto ben penetrar il quanto. Si trattiene Sua Altezza, cosi con loro come con grisoni, con amicizie particolari e con qualche dono, ed in corte ha paggi delli lor figliuoli ; con tutto che speri poco di aver né svizzeri, né grisoni, per la lontananza e per il dubio che per mille strade fossero impediti. A’ genovesi non può piacere la fortezza di Livorno e tanta cura del granduca di armare e navigare, perché non possono esserci- tare quella patronia che pretendono nel mar Tireno. Nondimeno