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Del duca di Mantova è superfluo che ne parli, perché, sen- dosi maritato in una figliola del granduca Francesco, fratello di Sua Altezza, e comprendendosi in ogni occasione un’ottima corrispondenza d’amor tra di loro, può esser sicura la Serenitá Vostra che il granduca potrá disponer di questo prencipe e de’ suoi Stati come de’ suoi propri. Non comporta la fiacchezza, nella quale mi trovo, che possi particolarmente raccontar alla Serenitá Vostra l’intelligenze che mantiene con tutti i altri minori prencipi d’Italia. Dirò questo in universale, che procura Sua Altezza di trattenersi con tutti in tal maniera, che di loro possi promettersi grazie e favori ne’ suoi bisogni, non lasciando cosa indietro, acciò ognuno resti di lui a pieno sodisfato. La buona intelligenza e sincera amicizia, che Sua Altezza mantiene con la Serenitá Vostra, è firmata sopra fondamenti cosi fermi e saldi, che non si può dubitar che per alcun ac- cidente si debbi punto diminuire. Testimoni di ciò possono esser: l’aver Sua Altezza regolato il negozio delle sue galere, che apportava, in vita del fratello, tanto travaglio a questo se- renissimo dominio; oltre di ciò. la ressoiuzione di mandar se- cretarlo ordinario alla Serenitá Vostra, come instrumento che potesse condur la buona mente di Sua Altezza verso 1 ’ Eccel- lenze Vostre; e finalmente i molti e segnalali favori conferiti nella persona mia. come rappresentante della Serenitá Vostra, tanto da lei stimata, che si ha tenuto a gran favore che in questa sua occasion s’abbi ritrovato soggetto ch’abbi rapresentato, se ben debolmente, la molta auttoritá, grandezza e riputazion di questa serenissima republica. E può assicurarsi la Serenitá Vostra che Sua Altezza sará sempre per continuar in cosi buona e retta intenzione, parendole che l’union con la Serenitá Vostra e l’intendersi bene possi acrescer la sua riputazione e la quiete e sicurtá d’Italia, che tanto da lei vien bramata e desiderata. Quando pervenne Sua Altezza al ducato, fu opinion universale eh’essa, mantenendosi cardinale, dovesse maritar don Pietro, suo fratello, come piú giovane e piú abile al matrimonio; dal