Pagina:Venezia – Relazioni degli ambasciatori veneti al Senato, Vol. III, Parte II, 1916 – BEIC 1906568.djvu/107

particolar conto alla Serenitá Vostra, non devo con nuovo tedio ripeterle. Ma dirò bene che, per sigillo di tutte queste compro- bazioni, ne segui la risposta e la promessa di quello che mi fu commesso dalla Serenitá Vostra, ch’io dovessi trattare con Sua Altezza in proposito della navigazione delle galere di San Ste- fano. Percioché, avendone io parlato con Sua Altezza e fattale quell’instanza che io doveva, conforme alla mente della Sere- nitá Vostra ed all’ordine che io tenevo, mostrando quanto ra- gionevole ed onesta fosse la domanda, quanto congionta con l’interesse della cristianitá e quanto degna d’esser conceduta da Sua Altezza alla Serenitá Vostra, spiegando quelli partico- lari e quelle considerazioni, delle quali le ne diedi notizia, si indusse il granduca a promettere liberamente che le sue galere non andariano in corso, in modo che apportassero danno o disturbo a questa republica ; replicandomi il medesimo cosi spesso in uno e piú ragionamenti, che sopra di ciò io ebbi seco, ed essendomi l’istesso, con frequente confirmazione, inculcato dai suoi ministri e dalli confidenti, che me ne parlavano, che pareva che Sua Altezza non potesse soddisfare se medesimo nel- l’esprimere questa sua buona volontá e nel giustificare questa risoluzione e promessa, venendomi sempre affermato che l’esito medesimo dimostrerá la veritá e la costanza di queste parole. E Sua Altezza piú volte mi disse in questo proposito che vo- leva che Vostra Serenitá conoscesse, piu dagli effetti che dalli ragionamenti, quanto fosse lontano di apportarle molestia né con le sue galere né con altra sua cosa, e quanto fosse pronto a fare quello che potesse riuscire di servizio a questa serenis- sima republica. Ed infine, per manifestare questo suo buon animo, subito ordinò che fossero restituite alli mercanti quelle robbe che al tempo del granduca Francesco giá furono depre- date sopra li vascelli del li sudditi della Serenitá Vostra. Con queste dimostrazioni s’accompagnano la ragione e gli interessi di Stato, con li quali li principi sogliono misurare le azioni proprie e conciliare e stabilire l’amicizie. Poiché il gran- duca, come quello che è peritissimo delle cose del mondo e dei rispetti con i quali si reggono i principi, e di quelli in