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finalmente, asceso al principato, nelle sue prime azioni ha di- mostrato quanto sia pronto a «ratificarlo, avendogli dato il titolo tanto da quel duca desiderato e che dal granduca Fran- cesco sempre gli fu denegato. Possono ben avere insieme qualche difficoltá dei confini; ma, perché in quelle parti non vi sono né terre né luoghi di momento, non pare che possa nascere materia d’alterazione. Col duca di Mantova tiene parentado per la nepote data in matrimonio a quel duca, e conserva anco seco buona amicizia, non potendo aver materia né di contenzione né di mala sod- disfazione. Col duca di Parma, se ben né per confini né per altra causa non dovria aver luogo alcuna mala disposizione d’animo, non- dimeno tra la casa de’ Medici e la casa Farnese sono passate diverse male satisfazioni, per le quali pare che difficilmente si possa introdurre confidenza fra questi principi. Col duca d’Urbino ha buona corrispondenza ed amicizia, nutrita con diversi offici passati fra loro e confirmata mediante quelli della casa Del Monte, che sono servitori dell’uno e del- l’altro principe. È vero che, essendo li Stati vicini, possono nascere vari sospetti negli animi e diverse contese nei confini; ma, avendo l’uno quel rispetto che si conviene all’altro, non si vede che sia nata difficoltá, che abbia partorito gran male. Con genovesi si va trattenendo con offici apparenti, mo- strando di stimare ed onorare quella republica ; ma per il vero mai si è potuto introdurre buona e sincera intelligenza tra questi due Stati, percioché li genovesi hanno avuto sempre a sospetto la grandezza di questi principi, che li vedono granili e vicini, pensando che, se non avessero avuto riguardo al re di Spagna, col quale essi genovesi sono tanto interessati, non si sariano forsi astenuti li principi di Toscana di far qualche tentativo contro di loro. Ed in questa opinione tanto piú furono confir- mati, quanto piú chiaramente videro, negli ultimi travagli di quella republica, che il granduca Francesco non lasciava di somministrare vettovaglie ed altre cose necessarie, come essi dicono, a quelli che erano di dentro della cittá. È vero anco