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propria patria, ma perché sono in paese molto discosto e perché non sono tali, che possono portar travaglio alla Toscana, non si offerisce cosa degna di considerazione da dire in que- sto proposito. Col ’l’ureo la cittá di Fiorenza aveva commercio per il ne- gozio de’ panni di seta e di lana, che si mandavano in Costan- tinopoli, il quale si avria potuto piú aumentare e piú frequen- tare da questi principi, se non fossero state introdotte le ga- lere della religione di San Stefano, le quali, inferendo danni al 1 i navigli turcheschi e apportando impedimento al traffico e alla mercanzia, sono causa che li turchi abborriscano l’ami- cizia di Sua Altezza. [Non può il granduca far contrappcso alle forze navali del Turco, né meno rispetto alla Barbaria, che è commoda alla To- scana, perché, avendo poche galere, non può far impresa in quella parte né assicurarsi i mari dai legni armati, che nume- rosi e gagliardi escono d’Algeri e scorrono tutte quelle marine, con danno dei mercanti e con pericolo delle galere de! gran- duca; le quali non vanno fuori, se prima il capitano non ha informazione che di Barbaria non sia per uscir gran numero di vascelli armati]. Espedite le considerazioni delli principi, che sono fuori d’Italia, séguita che si consideri l’intelligenza che ha il granduca con li principi italiani. Col duca di Savoia, si come per una causa, che suol gene- rare diffidenza, non può aver materia il granduca di mala sod- disfazione, cioè per i confini, che sono lontanissimi ; cosi per la maggioranza dei titoli, che suol partorire emulazione, non pare che possa nascere tra’questi principi sincera e stabil ami- cizia, perché, avendo ciascuno di essi concetti alti e spiriti ge- nerosi, non potrá l’uno patire d’esser in alcuna cosa posposto all’altro. Col duca di Ferrara ha assai piú raddolcita la pratica, me- diante l’amicizia che teneva col Cardinal d’Este, suo Iratello, e mediante il matrimonio concluso da Sua Altezza, mentre era in Roma, della sua sorella naturale in don Cesare d’Este; e