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fu detto in Fiorenza che Lorenzo de’ Medici, riputando tutte le cittá del Stato di Fiorenza mimiche a quella, diceva che bisognava prima mantener Pistoia con la parte; Pisa in povertá, con tenerla bassa ed impotente; Volterra per forza, con tenervi gente, conciosiaché volterrani siano stati sempre nemici de’ fiorentini ; Arezio con il contado, qual è sempre contrario a quella cittá; e Cortona con grazia, concedendole quanto dimandano. E, per dire come quella republica se ritrova con li prencipi cristiani, dico a Vostra Serenitá che verso il pontefice quella republica si ritrova mal disposta, cioè l’universitá de’ cittadini, c tanto piú quanto ora il forzo de loro se sono scoperti contra Sua Santitá, mostrando bene esser disposti verso Sua Beatitudine come pontefice, ma non lo voleno patron di Fiorenza in temf>oralibus. Lorenzo de’ Medici fu molto amato in Fiorenza, imperoché il gubernava con gran modestia, faceva le consultazioni in Palazzo, non precedeva ad alcuno di maggior etá ili lui; e, benché lui facca quanto li pareva, /amen non apparea che facesse ; e, perché gubernava anco bene, era sopportato ed amato ed erano contenti essere quodammodo delusi ed ingannati. Pietro, suo figliuol, usò modi piú immodesti, e però non fu cosí amato, ed alla venuta di Carlo re di Francia fu espulso della cittá. latrato poi il Cardinal de’ Medici, che fu papa Leone, Iuliano, suo fratello, gubernò ancor lui Fiorenza con gran modestia ed ebbe buona grazia con la cittá. Il duca Lorenzo, dopo lui, perche se gubernò al contrario di Iuliano, fu in grand’odio, ma se tenne con l’autoritá e potenzia di papa Leone. Dopo ’l quale il cardinale secondo de’ Medici, che ora è papa Clemente, se gubernò modestissimamente, di modo che era quodammodo adorato. Fatto pontefice, è stato sempre in odio; e questo prima per aver mandato Ippolito a quel gubernò, quale per esser giovane molto, non volevano esser gubcrnati da un putto; poi per causa del reverendissimo Cortona, il quale, ancoraché sia invero signor iustissimo e molto da bene, /amen, per essere da Cortona, non vulcano comportare di essere gubernati da un suo suddito; ed anco Sua Santitá reverendissima, che non aveva cosí a natura quell’aflabilitá e dolcezza