Pagina:Venezia – Relazioni degli ambasciatori veneti al Senato, Vol. III, Parte I, 1916 – BEIC 1905987.djvu/60

coinè loro fiorentini dicono, andarono alla Signoria a chiedere le arme e, essendoli pur risposte buone parole, comcnciarono a levar le voci e lamentarsi e dire finalmente che non volevano piú il guberno ch’avevano. E il rumore s’andò tanto augumentando, che molti giovani armati, capitano Pietro Saivinti, giovane assai ardito, gridando: — Populo ! popolo! — e — Libertá! libertá! —andarono alla piazza e poi al Palazzo e lo presero. Dietro li quali andarono molti altri giovani e vecchi, alcuni armali e alcuni solo con li mantelli e capuzzi, di modo che vi andarono piú di 600 cittadini, e furono, se può dire, tutti li primari e gli intrinseci c anche quegli che erano amici e parenti e germani del pontefice e di quelli che allora si ritrovavano ne’ magistrati posti da’ Medici; si che parve che ognuno volesse la libertá overo non voleano, mostrandosi oppositi al populo, restar in disgrazia della sua patria. Li quali, avendo preso la piazza c il Palazzo, se fecero dar dalla Signoria per forza le chiavi della torre e andarono a sonare la campana grossa, solita a sonarsi quando se fa parlamento per mutar il stato di Fiorenza, ed è per convocar il populo in piazza a parlamento. Afforzarono anco la Signoria, con li pugnali in mano fin al petto del confaloniero ed eliam avere ferito uno delIi signori, a fare diverse deliberazioni con le fave loro, come sogliono; cioè di liberare alcuni cittadini prigionati per suspizione di ribellione, e cosí esseguirono, che andarono alla prigione in quell’ora e gli liberórno; clic li Medici se intendessero rebelli, per quanto allora mi fu referito; e che tutte le condutte de’soldati fossero revocate. E, essendo andato Bartolomeo Valori, Ruberto Pucci, Palla Ruccellai per entrar in Palazzo, non furono lassati intrare, come troppo intimi de’ Merlici. E giá tutta la cittá era in moto, c li confalonieri de compagnie, secondo l’uso suo, avevano tolto fuori li suoi confaloni e, con gli armati dietro, parte erano e parte andavano alla piazza. Ancora non aveano avuto tempo di prendere le porte, per il che Bartolomeo Valori, uomo assai animoso, redattosi a casa de’ Medici, dove era Ottaviano de* Medici con pochi altri (che tutti erano Inora con li cardinali e con il magnifico Ippolito) e ivi anco s’erano redutte alcune