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E 1 mi resta, serenissimo Prencipe, a parlare della seconda parte della mia relazione, che è del modo del governo della cittá e della republica di Fiorenza. E, per procedere piú breve ed ordinato che mi sia possibile, io discorrerò medesimamente sopra la dottrina di Aristotele, il quale, nel settimo della Politica , mette sex opera , sei operazioni, sei cose, senza le quali el dice quod «civitates ncque servari tieque esse possunt». E pone prima «cultuin divinarum rerum, id est sacrificio», il culto d’idio e la religione, senza la quale fuit communi omnium consensu che né republica né cittá né Stato né famiglia alcuna particolare se possi conservare, iuxla illud Virgilíi: «In primis venerare deos», et iuxla illud nelle sacre lettere : «Primum quaerite regnimi Dei». Secondo el mette «alimenta», le vettovaglie, le quali sono necessarie: «nescit enim plebs ieiuna liniere». Terzo mette «arles et artefices», le quali sono summamente necessarie e per l’uso de’ cittadini e per far la cittá abondante di gente e populosa. Quarto si connumerano «arma et mili/es», cioè le arme, li soldati e capitanei, si acciò li gubernatori della cittá abbino obedienza, si etiam per defendersi dalle guerre. Quinto si connumera «facullatem habendarum pecnniarum», il modo di avere li danari e per le necessitá quotidiane della cittá e per le guerre; cosa sommamente necessaria. Sesto est «iudicium renna conducibilium et iustarimi ad invicem», il Sudicio delle cose utile e iuste, che comprende la materia deliberativa e del governo del Stato e le materie iudiciarie. Sopra le quali sei parti discorrendo, le Signorie Vostre intenderanno tutte le qualitá della republica e della cittá di Fiorenza, ed intenderanno simul et semel e la teorica e la pratica del guberno della cittá e della republica. Primo. Circa cultum divinarum rerum. Invero la cittá di Fiorenza dimostra essere una devota, cristiana e religiosa cittá, perché in Fiorenza sono molti nobilissimi e magnificentissimi