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quel colaro comprato dal «portughese» per 140.000 scudi; si che tra queste e quelle della corona, che fu adoperata il giorno del sponsalizio, era affermato, da quelli che se ne intendono, che vi fossero gioge per valore di poco meno di due millioni d’oro. Nel Casino poi vedessimo il lavorare che si faceva di varie cose, tutte eccellenti, come di vasi di porcellana, di colore, di leggerezza e di trasparenza niente dissimili da quelli dell’Indie; similmente di lavorare di cristalli di montagna in coppe ed altri vasi, tutti con fogliami e figure di rilievo, bellissime; di lavorare parimente di certa mestura colorata, che pare cosa digiogia, come di rubini, di zaffiri, di topazi e simili, facendosene alcuni piccioli vasi bellissimi; di acconciare, di piú, diamanti e rubini; di lavorar a intagliare carnei di somma eccellenza; di purgar miniere di piú sorte e di altri molti simili esercizi, con una gran stanza tutta piena di fornelli e di lambichi per acque, per ogli e per distillazioni rarissime, appropriate a’ rimedi contra dolori, contra veleni, e cose tali. Tutti questi lavori, come erano finiti dalli maestri, si andavano portando nelli camerini di Sua Altezza, ornati di queste cose e di altre molte, che tutto il giorno capitano alle mani dell’Altezza Sua, in modo che riescano ornatissimi e di bellissima mostra. Ora sará qui il suo luogo dar conto alla Serenitá Vostra degli offici passati per la commissione nostra con l’Altezze Loro, cosi nelle prime publiche audienze, come in tutto questo tempo che vi ci siamo fermati. Ma, non avendo questi importato altro che congratulazione per conto del matrimonio o semplici complimenti, giá avendone avisata Vostra Serenitá a sufficienza (specialmente del favore straordinario ricevuto fino dalla prima sera dell’arrivo nostro, con essere le Loro Altezze improvvisamente venute per il corridore a vederne e salutarne quanto piú domesticamente, eia sera seguente, prima che ne fosse data audienza, con l’istessa domestichezza intertenutici a cena, si come parimente lo fecero l’ultima sera della partita nostra, venuti a cena con noi improvvisamente nel nostro alloggiamento in Pitti ; con averne di piú accompagnati, quel giorno che partimmo, quattro miglia iuori della cittá; usando da principio al fine l’istessa