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appresso Sua Eccellenza. Vero è che lucchesi mandórno un suo ambasciatore straordinario; ma di loro non ne bisogna tener conto in questo caso, perché sono come sudditi del duca. Né si trovórno altri ambasciatori. Ben vi era il segretario del re di Polonia, il quale quel re ha mandato alla solennitá delle nozze piú per stimolo del duca che desiderio di onorarlo, potendo esser certa la Serenitá Vostra che quel re non tiene alcun conto del duca di Fiorenza, tenendone anco poco dell’imperatore e della casa d’Austria, con la quale sa molto bene ognuno che vi è mala intelligenza, se bene sono congionti di sangue insieme. Scrissi alla Serenitá Vostra ed alle Signorie Vostre illustrissime quello che mi occorse in materia del soprascritto segretario, e come chiaramente conobbi ch’era segretario, se bene Sua Eccellenza per maggior sua reputazione voleva che fusse tenuto per ambasciatore, e come fui sforzato a fare quanto scrissi. Non starò ora a replicare il medesimo. Ben dirò che, nel prender licenza dalle Loro Eccellenze, dal duca non mi fu detto cosa alcuna in questa materia; ma il principe mi disse che aveva sentito con dispiacere il disparer che io avevo avuto con lo ambasciatore del re di Polonia, ma che però restava sodisfatto di quanto io avevo fatto, credendo tutto esser seguito con buon consiglio e secondo la mente della Serenitá Vostra. Io risposi che quel, che mi aveva mosso a credere che il gentiluomo mandato dal re di Polonia fusse segretario e non ambasciatore, era stato l’averlo inteso da molti, e massimamente da quelli che avevano vedute le medesime lettere credenziali del suo re; per la qual relazione, avuta da persone degne di fede, mi mossi a far quanto io feci per onore di Vostra Serenitá, dovendo ogni buon ministro andar molto cauto e riservato nelle cose concernenti la dignitá del suo principe, non solamente dove si ha certezza, come avevo io, ma ancora dove si dubita; e che dappoi mi confermai del tutto nella openione che avevo, quando vidi le lettere credenziali di esso segretario, nelle quali il suo re con parole chiare lo dimandava «segretario» e non «ambasciatore». E aggiunsi che alla Serenitá Vostra bastava aver fatto conoscere al mondo con questa ambasceria l’aflfezione che porta alla