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si acquistò l’odio di tutta la corte, e massime del principe di Spagna, il quale apena pativa di vederlo. Però perse allora assai il duca appresso il re ed appresso tutta la corte. Ma perse molto piú, quando dissegnò farsi re di Toscana e che aggiunse il «Dei gratin» al li titoli suoi, facendo quella entrata inaspettata in Roma, con solennitá piú tosto da imperatore che da duca, aspirando a cose di molta importanza. Ma il re cattolico, accortosi di quello che poteva intravenire, diede efficaci ordini per sturbare i dissegni del duca: talmente che, apena si parlò di quello aveva a fare Sua Eccellenza, l’ambasciatore di Sua Maestá in Roma parlò molto acerbamente contro il duca, dicendo che Italia non aveva bisogno di re e che il viceré di Napoli ed il governatore di Milano erano piú sopportabili e di maggior sodisfazione che li principi assoluti; che il governo del suo re era grato in Italia, perché Sua Maestá voleva la pace e che saperla molto ben provedere alle insolenze di quelli che volessero disturbarla, e non patiria che un principe nuovo, che apena aveva acquistato lo Stato, volesse farsi maggiore. Onde con quella andata il duca si concitò grandissimo odio ed una grandissima invidia, svegliò i principi e fece accorto il re Filippo ad averli l’occhio alle mani. Fu anco inteso in Spagna con molta meraviglia che il duca avesse tentato di voler la investitura del Stato di Siena dall’imperatore, perché, per quanto dicono spagnoli, Siena fu data in feudo ed è congionta con la corona di Spagna, onde non puote il re Filippo alienarla in pregiudizio della corona. Però dicono spagnoli che Sua Maestá può in ogni tempo ritrattar la sua deliberazione; e si crede da alcuni che, se il re non fusse travagliato dalle armi turchesche, avria finora tentato qualche cosa d’importanza contro ’l duca, parendoli che le sia stata rubata quella cessione di Siena. Però alcuni costantemente affermano che, se fusse vissuto Carlo quinto nel fine di quella impresa, il duca mai avria avuto lo Stato di Siena, perché invero troppo bello e troppo importante è quel Stato, né per lui faceva aggrandir tanto un principe italiano. Onde il duca, che ha questo mal animo de’ spagnoli, ha piacere che venghi fuori l’armata turchesca, la quale, divertendo