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di Santo Stefano, nel quale sono ora da 180 cavalieri, e va ogni di crescendo il numero, per li quali ottenne rial pontefice passato molti privilegi di libertá, di poter tener fin ducati 200 di pensione sopra beni ecclesiastici, con libertá di potersi maritare. Sono questi obligati di andare sopra le sue galee a combattere contra corsari, quasi a similitudine della religion di Rodi, avendo cosí espresamente comandato che non sia abile ad aver commenda colui che non avrá servito tre anni nelle sue galee. Gran contestabile di questa religione è il signor Chiappin Vitelli; almirante il signor Giulio de’ Medici, figlio naturale che fu del duca Alessandro; priore il conte Clemente di Pietra; ma ognuno di questi ha pochissima provisione per questi suoi titoli. La milizia terrestre di questo principe si trova al presente in miglior termine di quello sia la maritima, perché ha una milizia di gente a piede, descritta nel suo Stato al modo delle cernede della Serenitá Vostra, al numero di 26.000, la quale dimanda «bande»; e fra queste vi sono 8000 corsaletti; le quali genti sono benissimo disciplinate e fanno eccellente riuscita, essendovi dentro molti soldati vecchi, giá fatti nelle guerre di Toscana e di Siena. Questa fanteria trae Sua Eccellenza non solamente dál territorio, ma anco dalle cittá, riservando però Fiorenza; il che ha fatto, non stimando cosa secura il dar le armi in mano a quel popolo. Da questa milizia non è escluso alcuno, oltre i preti ed i secolari, e a chi vi entra non è permesso poter toccar soldo alla guerra, né in casa né fuori, senza licenza, con altri principi, sotto gravissime pene; né manco vien concesso ad altri che alli descritti di portar le armi, cosí fuori come dentro delle cittá: talmente che si trovano molti buoni soldati che si fanno descrivere, essendo loro conservati i loro privilegi inviolabilmente. Vi è anco un ordine che torna al principe di molto beneficio, perché li corsaletti e l’altre arme sono pagate dalli medesimi soldati che le portano e che le adoprano, a’ quali son consegnate, e sono obligati tenerle acconce, senza interesse del principe né delle comunitá. Ha anco Sua Eccellenza un bonissimo numero di guastatori