Pagina:Venezia – Relazioni degli ambasciatori veneti al Senato, Vol. III, Parte I, 1916 – BEIC 1905987.djvu/130

instituto, sapientissimamente introdutte, come utili e neccessarie e con beneficio e decoro della maestá di questa serenissima republica, ho pensato che sii, se non in tutto ben fatto, almeno manco male, piú presto che tacerne, di far una breve relazione. Suplico adunque umilmente che la si degni, per la solita sua benignitá, di prestarmi gratissima audienza e di admetter graziosamente e volentieri non il dir mio, umile e basso, ma le cose alte che si diranno di un prencipe, che si può stimar grande ; accioché, con questo signalato favore di aver propizie le benignissime orecchie della Serenitá Vostra, la venghi piú facilmente a considerar ed a penetrar il tutto con quei vivi spiriti che deve, che non prima averò brevemente trascorso le qualitá piú degne e le condizioni e Tesser del duca di Fiorenza e de’ suoi Stati, che io averò finito. E suplico la Maestá del signor Iddio che mi conceda di poter dar questa, se non compitamente, almeno con buona grazia della Serenitá Vostra, si come io sommamente mi confido. Io non perderò tempo, serenissimo Prencipe, in dir al mio ritorno tutte le cose operate ed essequite e per la commissione datami e per le lettere scrittemi ; perché, oltra che si deve presupponer ch’io abbi posto tutti gli spiriti miei in operar e far tutto quello ch’io ho saputo e potuto, perché il tutto passi con decoro e dignitá della Serenitá Vostra, io le ho particolarmente poi scritto ogni successo; si che in molte cose non mi saria riferir, ma un replicar le medesime scritte ed udite in questo eccellentissimo Consiglio: il che saria forse di fastidio, ed io Io debbo fugire di fare, perché né il luogo né il tempo porteriano, né la suprema dignitá della Serenitá Vostra e di questo eccellentissimo senato. Or, dovendo io parlar prima delli Stati e poi del prencipe, mi par, inanzi ch’io vegni alli particolari, di dir brevemente come stia e fra quai termini sia posto il dominio che oggidí possedè il duca di Fiorenza, che giá fu un regno dominato dalla suprema autoritá di re, ed insieme far di quello una brevissima descrizione, con dir solamente quel tanto che basti a maggior intelligenza della Serenitá Vostra.