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singolare dei segreti della terra e degli animali, del sito del mondo, degl’interessi de’principi e delle corti, e, quello che piú importa, l’erudizione ne’ libri di teologia e delle cose sacre, delle quali disputava con li stessi professori e maestri, Prencipe di gran religione, d’ottimi costumi e di severo tratto con se medesimo, parlava come semplice gentiluomo, e viveva come gran signore: la modestia copriva il fasto del prencipe e la giustizia lo faceva riverire come un re. Tutte le azioni sue erano degne d’esempio e d’osservazione; amator della conclusione, inimico delle lunghezze e delle superfluitá, vero esemplare de’ prencipi e degno d’eterna memoria, se l’irascibile, che stranamente lo dominava, e la passione nelle cose proprie non lo avesse talvolta con impeti, non aggiustati con l’altre sue virtú, fatto precipitare in vari disordini e errori, come fu il lasciare la briglia al figliuolo, l’abbandonarsi in mano de’ favoriti, il credere alle prime relazioni ed abborrire per sempre quelli, da’quali aveva una volta alienato la volontá. Timido e sospettoso, frutti della solitudine, inimico della generositá, ritirato nello spendere, ma puntuale nelle promesse, d’intiera fede e d’esatta osservanza della parola. Era uomo di giusta statura, né obeso né gracile. Fu gran cavaliere e intendentissimo del maneggiar armi e cavalli, amante della caccia e degli essercizi, e amicissimo de’ virtuosi e de’ nobili.

L’ereditá sua de’ beni allodiali e delle suppelletili e denaro, che al granduca, come marito della pupilla erede, è pervenuta, può arrivare a due milioni d’oro; e questa senza diminuzione alcuna, perché, o per la naturale avversione del duca dalla beneficenza, o per la forza de’ suoi piú occulti sensi, non solo non si è veduta ne’ servitori mercede di rilievo, ma neanco segno alcuno permanente nel sangue suo, di cui riconosceva per proprio la casa dei signori Della Rovere di Genova, come quelli ch’ornati giá centinara d’anni della nobiltá veneziana, portano indubitabile testimonio di descendere da que’ due pontefici, che furono gli autori di questo prencipato, che rimane estinto ed è al presente interamente ricaduto alla Chiesa ed al pontefice. Il quale, vigilantissimo al nuovo acquisto, avisato dell’infermitá