Pagina:Venezia – Relazioni degli ambasciatori veneti al Senato, Vol. II, 1913 – BEIC 1905390.djvu/264

e per stipendio 2.000 scudi l’anno, non essendosi in altro alterata la forma del governo che nel rimovere il Consiglio delli otto, qual fu licenziato, benché Sua Santitá inclinasse a lasciarlo continuare, per tanto piú confermarsi con le antiche usanze del paese, dove gli altri officiali, i presidi ed i ministri erano tutti pagati da Sua Altezza. E con il suo nome e soprano comando ogni cosa si reggeva con boni termini e con laudatissima maniera, tanto maggiore quanto che per la promozione al cardinalato del governatore Gessi, mostrando il duca di desiderare che il governo si continuasse con le forme che ebbe da principio, dopo avere fatto instanza che si mutasse, restò contento e molto sodisfatto. Ma, o che non Io permettessero le infermitá del cardinale, o che la porpora ambisse maggior teatro, ottenutane licenza, venne in suo luogo monsignor Campeggi, che governò sino alla morte del duca, e con immortai memoria del suo nome consignò lo Stato alla Chiesa ed ai nepoti di Sua Santitá, i quali vennero a prenderne il possesso.

Questo fu adí 28 aprile dell’anno 1631, perché, piegando giá la vecchiezza del duca al suo occaso, ammalatosi qualche mese prima e difendendo i suoi mali con una rigorosa dieta, anzi con ricusare il necessario alimento, capitò a tanta debolezza, che, non sendogli poi giovati i rimedi, convenne terminare la vita piú per volontaria inedia che per infermitá non tolerabile: per che la sua morte fu un piacevolissimo sonno, senza agitazione alcuna, senza febre, senza cattáro, e per via di resoluzione del calore naturale. Mori nell’anno 83, avendo per 70 continui goduto il governo di quelli Stati, sempre amato e sempre temuto da’ suoi sudditi e sommamente stimato dalli stranieri. Aveva il duca nella sua gioventú praticata qualche anno la corte di Spagna e si ritrovò poi, vivente il padre, nella giornata navale delle Curzolari, e avendo in ogni tempo avuto appresso omeni di gran lettere e de’ piú famosi de’ suoi tempi. Studioso per se medesimo e col possesso delle scienze e colla lettura d’infiniti libri, non è certo possibile lineare in poche parole la finezza del sapere, l’acutezza dell’ingegno, la profonditá della memoria, l’eleganza senza affettazione del dire e dello scrivere, la notizia