Pagina:Venezia – Relazioni degli ambasciatori veneti al Senato, Vol. II, 1913 – BEIC 1905390.djvu/263

il medesimo prelato possa fare Io stesso che possiamo far noi, mutandogli e creandogli di nuovo, sempre che fará di bisogno, ricevendo da essi giuramento di fedeltá a favore della Sede apostolica e del sommo pontefice, salva sempre però la fedeltá dovuta a noi, nostra vita durante. E subito che detto prelato si presenterá avanti di noi con questa nostra patente, a lui daremo li contrassegni e l’uso di essi, che teniamo noi con detti offiziali di milizia respettivamente. E, restando da noi delegato a detto governatore in virtú della presente l’obligo de’giuramenti giá presi, in caso della reiterazione di quelli a esso toccherá di esequirla, eccetto però quando noi volessimo far detta mutazione o surrogazione di detti offiziali di militia o di alcuni di essi, imperoché allora osservaremo li stabilimenti fatti con nostro signore. Di piú costituemo detto governatore permanente nel governo durante la vita nostra; ma, se per la sua morte o per altro fosse necessaria la mutazione di lui, ci contentiamo che al medesimo governo venga un altro prelato deputato da Sua Santitá, quale d’adesso per allora surroghiamo con le medesime facoltá, prerogative e modi espressi in questa istessa patente, e promettiamo di farne a lui simile e nel modo stesso. Non ne sia alcuno dunque, che non riconosca nella persona di esso governatore la nostra stessa e quella libera e amplissima facoltá del governo, quanto alla giustizia civile e criminale e quanto a fare grazie, e parimente del comando di fortezze e di milizie, che abbiamo, ed è stata essercitata da noi per tanti e tanti anni addietro, impercioché cosí è il nostro volere esaudito ed accettato dalla Santitá di nostro signore e dalla pietá sua sopra la nostra vecchiezza, ed altre indisposizioni, che ci fanno impossibile o almeno difficilissimo il governo de’ nostri amatissimi sudditi.

In Castel Durante, adí 20 decembre 1624. Accettata da tutte le parti questa forma di governo e ben concertati i modi di esequirla, il pontefice deputò per governatore monsignor Gessi, vecchio e valororo prelato, il quale a primo di gennaro dell’anno 1625, presentatosi a Sua Altezza e ricevuto con grandissima accoglienza, essercilò per due anni continui il governo con piena sodisfazione del papa e del duca medesimo, die gli assegnò per abitazione i suoi propri palazzi ben addobati, Relazioni degli ambasciatori veneti al Senato - li. 17