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a risoluzione di far governare ad altri, sapendo che nessuno può farlo meglio di lui. Ed aggiunse il papa che gli dava gran fastidio che potesse parere che, per questa molestia de’ giuramenti, fosse il duca devenuto in tal pensiero, quasi che Sua Santitá avesse avuto per fine di cavargli per la via de’ travagli il governo di mano, da che era lontanissima la sua mente; né potere patire che questo si credesse mai da nessuno, perché chiamava Dio in testimonio di desiderargli lunghissima vita e d’avere sempre avuto mira alla riputazione ed al gusto suo; ma che farebbe riflesso sopra la proposta e risponderebbe piú risolutamente. Come fece otto giorni dopo, scusando le cose fatte e dolendosi che Sua Altezza avesse, d’improvviso e senza dirgli parola, messo la sua erede in casa del granduca, e che quel prencipe si fosse armato per gelosie, che altri dovevano aver di lui, e che i cardinali sempre dissero che bisognava assicurarsi: che tuttavia desiderava vedere il duca con sodisfazione e con quiete, e che, quanto al governo, aveva rimesso il negozio al Cardinal Magalotti, col quale si doveva indrizzarlo; replicando il papa concetti di laude e di benignitá, con suavissima maniera. Alla quale corrispose il Donato, chiedendogli perdono, come teneva ordine, se nullius dictis fu salvata l’erede di Sua Altezza, incolpandone l’etá ed il timore della morte del duca: alle cui impossibilitá appoggiando la dimanda del governo, non fu difficile persuaderne il pontefice, e a negozio concluso passar poi a trattarne il modo con Magalotti. Col quale, per essere grande ecclesiastico, s’incontrarono tante difficoltá, che, rappresentate al duca impaziente d’ogni indugio, scrisse al Donato che si licenziasse dal papa e tornasse a Castel Durante per potere a bocca discorrere seco sopra gl’impedimenti fraposti e, senz’escludere la negoziazione, facilitarla col tempo o, col pensarvi meglio, prendere altro espediente: in che il duca si rimetteva totalmente nel giudizio del Donato, dandogli libera qualsivoglia risoluzione volesse. Andato egli dunque al papa per significargli la mente del duca, lo trovò per altra parte cosí informato d’essa, che con alterazione gli disse: sentire con maraviglia che si fosse con affettuosa