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la pila dell’acqua santa nella chiesa de* chierici minori, fuor di Castel Durante, dove in povero chiostro aveva introdotto, al suo servizio e al ministerio della confessione e de’ sacramenti, padri di gran lettere e d’egregia bontá, fatti poi eredi della sua famosa libraria e obligati con permanenti rendite a perpetui sacrifici per l’anima sua.

Era giá morto il conte Francesco Maria Mamiani, ed era tornato di Fiandra Ottavio, suo fratello, a succederli nel favore e nella grazia, ed ogni giorno morivano altri servitori, e pareva mutata la corte e il servizio; né mai stanca la fortuna d’inquietare il vecchio prencipe, fatto maggiormente infermo per una convulsione nelle mani e per totale impotenza della persona, tutta impedita e infelice, fuorché nell’uso delle parti nobili, che restavano in eccellente vigore: quando, dopo molti pensieri, proruppe Sua Altezza in un dissegno, che terminò tutti gli altri e diede fine a’ suoi fastidi, con prepararle quietissima morte. Questo fu che, chiamato a sé un giorno Antonio Donato, fuoruscito veneziano, che giá molto tempo stava nella sua corte, gli parlò, come si disse, nella seguente maniera: — Signor Donato, Vostra Signoria vede a qual termine Dio mi ha ridotto, lasciandomi la casa deserta, togliendomi li Stati, la sanitá e l’onore, fatto omo vendibile a chi ha saputo profittarsi delle mie sciagure, ristretto con l’ombra sola del prencipato e sottoposto a continue novitá. L’aspettare la morte in cosí duro termine non si può, il prevenirla non si deve: epure io non pretendo recuperare l’impossibile, ma solamente morire senza vergogna, avendo vissuto 76 anni con intiera riputazione. Conferirò con Vostra Signoria un mio pensiero, e vederemo se, con donare quello che resta, si potessero alleggerire i miei dolori. Ella, ch’è dottata d’eccellente ingegno e sa soffrire i colpi di fortuna, informata giá di tutte le cose mie, potrá consolarmi col suo parere e aiutarmi con l’opera e con l’amorevolezza che mi dimostra. Ho pensato di pregare il papa che si contenti di concedermi una persona, quale piú gli piacerá, che, in virtú dell’autoritá che potrò darle e con la mia dependenza, abbia il governo di questi paesi e possa fare quello che potrei fare io