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gran prudenza di Sua Altezza e al molto suo sapere, fu sogionto esser proceduta dall’odio che portava al figliolo, quale sapeva aver degenerato dal suo nascere e dalli costumi paterni, fattosi incorrigibile e nimico dello stesso padre. Ma, comunque si fosse, non poteva però negarsi che, vedendo il duca la sua casa diserta, perduti gli Stati, estinto il sangue e gli eredi, non rivolgesse l’animo alla perdita fatta e agli accidenti che appresso seguiredoveano; poiché, in luogo della quiete che s’aveva dissegnato, gli recadeva il peso del governo, il disordine in che lo trovava, lo scompiglio delle fortune ed altri innumerabili travagli e negozi, che seco portò la morte sudetta, tanto piú acerba e dolente, quanto da somma tranquillitá e da virtuoso ozio si ritrovò il duca in un subito circondato da mille fastidiosissimi emergenti e pericoli e posto quasi in un labirinto d’innestimabili cure e pensieri.

Gli restava una figliola del morto prencipe, che non aveva piú d’un anno; si scopersero molti debiti e inviluppi domestici. 1 prencipi vicini si armarono, e con molte gelosie si visse qualche tempo; e il duca, fatto infermo e sopramodo amante della quiete, accresceva a se stesso i fastidi, desideroso di superarli in un sol colpo. Questa-è la natura de’grandi ingegni; concepir gran cose nell’animo e con la medesima celeritá bramarne l’eflfetto. Ma il ferro, che di soverchio ha il taglio affilato, è anco piú facile a rintuzzarsi; né mai frettoloso parto visse lungamente. Nientedimeno, ristrettosi con il conte Francesco Maria Mamiani, suo favorito, e con il vescovo sudetto, signore, oltre la sua gran nascita, di molta virtú, e chiamato da Pesaro Giulio Giordano, servitore suo di 40 anni, gentiluomo di gran valore e di molte lettere e che servi agli altri di guida e di maestro, fece in pochissimi giorni tutte le seguenti risoluzioni. Spedi a Roma, dove per la morte di Gregorio XV era vacante la santa Sede, dando parte al colleggio de’ cardinali della perdita del figliolo e della calamitá della sua casa, offerendo la sua devozione e fede tutti i giorni che gli restassero di vita, con raccomandarsi alla solita protezione e benignitá de’ padri. Ne diede con sue lettere aviso ai sudditi e loro incaricò che Relazioni degli ambasciatori veneti al Senato - li. l6