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prencipe si mostrava robusto, bello e di fortissima complessione e dava segni di avere, con l’acutezza dell’ingegno e con meravigliosa memoria delle cose che leggeva, fatto onore all’esquisita e singoiar educazione del padre, uomo divino in simili materie e vero esemplare di finissima virtú. Né quivi fermandosi la fortuna del giovine, admesso giá nelle cose del governo e circondato da quelli che credevano d’approffitarsi nelle mutazioni, o fosse stanchezza del duca, che giá passava gl’anni 72, o particolar suo desiderio di ritornar alli suoi studi, de’ quali fu sempre smisuratamente vago, o, come altri hanno creduto, principio d’abborimento dei figliolo, che si cominciava a scorger di spiriti feroci e inquieti, si risolse di lasciargli libera l’amministrazione di tutte le cose e di ridursi nella solitudine di Castel Durante, riservandosi la terza parte delle rendite, che in tutto ascendevano a 300.000 scudi, e seco conducendo pochissimi servitori. Cosi le cose mutarono faccia, e dalla prudenza d’un vecchio all’impeto d’un giovane, dalla maturitá alla violenza, dalla regola al disordine si viddero in pochi mesi traboccate. E, ponendo il prencipe ogni diligenza ch’il duca suo padre non sapesse ciò che si faceva, continuò quasi per due anni nell’assoluto arbitrio di tutto il governo; e, rotta l’economia della sua casa, che poteva agli altri prencipi servir d’esempio, aperta la porta ad ogni eccesso, si diede in preda degli appetiti e de’ mecanici servitori, passando in un subito dal rigore della paterna disciplina alle dissoluzioni ed alla licenza: quali crebbe a tal segno che, condota a’ suoi stipendi una compagnia di comici, si diede a vivere con loro e a farsi vedere senza maschera, istrione e prencipe, padrone, servo e ministro degli appetiti del volgo, che l’applaudeva, come si legge della plebe di Roma verso Nerone, lo cui esempio fu anco imitato nel guidar carrozze e nel travagliar la persona con quel sordido mestiero. Questa è la misera condizione della natura: che l’ottimo, corompendosi, divenga pessimo. Stavano intanto i buoni sudditi e gli uomini d’onore attoniti e mesti, si guardavano l’uno l’altro, nessuno ardiva di parlare,